Il Derthona sconfitto a Venezia
Umana Reyer Venezia-Bertram Derthona 76-60
(17-12, 35-24, 56-39)
Tabellini:
Venezia: Spissu 8, Tessitori 10, Casarin 4, De Nicolao ne, O’ Connell 4, Janelidze, Parks 10, Brooks, Simms 8, Wiltjer 19, Brown 3, Tucker 10. All. Spahija
Derthona: Zerini, Dowe 15, Candi 6, Tavernelli, Straūtins ne, Baldasso, Severini 1, Daum 16, Obasohan 6, Weems 4, Thomas 10, Radošević 2. All. Ramondino
Esce sconfitta dal Taliercio la Bertram Derthona che, in avvio, subisce il parziale che indirizza la gara. Nonostante i tentativi di rimonta, Venezia controlla l’incontro, gestisce il margine accumulato e conquista il successo.
Avvio di gara complesso per la Bertram Derthona, che non trova canestri dal campo per oltre cinque minuti: Venezia ne approfitta per raggiungere la doppia cifra di vantaggio. Nel finale di frazione, soprattutto con le iniziative di Candi, i bianconeri accorciano fino al 17-12 del 10’. Nel secondo periodo, i padroni di casa continuano a mantenere il controllo della gara, aggiornando più volte il massimo divario. A ridosso dell’intervallo, la reazione della squadra allenata da Ramondino fissa il punteggio sul 35-24 della seconda sirena.
Al rientro dagli spogliatoi, la Reyer trova maggiore continuità nel tiro da fuori, respinge i tentativi di rimonta della Bertram e allunga fino al 56-39 del 30’. Nell’ultimo quarto, l’Umana conserva il margine accumulato in precedenza e si impone per 76-60.
Così coach Marco Ramondino al termine della gara: “Complimenti a Venezia, che ha vinto la partita con merito, approcciandola meglio di noi e gestendola bene. Noi abbiamo giocato una gara molto timida e con troppi errori non forzati, come tiri liberi sbagliati nel primo tempo e palle perse. Abbiamo fatto veramente fatica a fare tutto, a entrare in ritmo e a concretizzare le azioni. Una squadra del nostro livello non può scendere sotto certi standard, non siamo riusciti a toglierci il senso di pesantezza nel giocare. Dobbiamo essere più decisi e più duri, ma non sono preoccupato della fluidità del gioco perché siamo lontani dall’avere gerarchie definite”.